Italiani jihadisti in Siria ed Iraq: dai rapporti della nostra Intelligence si desume che tra gli 11.000 stranieri che combattono tra le forze dell’ISIS anche gli Islamici nostrani hanno dato il loro contributo. Anche questi nemici della Patria hanno voluto provare l’ebrezza di violentare qualche donna, di sgozzare qualche povero prigioniero, di sparare nella nuca a qualche militare arreso.
Questo perché le nostre regole sono troppo lasse. Da noi si entra e si esce con assoluta facilità. Da noi è concesso ai così detti Imam (che sono i Lettori dei sacri testi islamici, o se vogliamo i religiosi cui è affidata la direzione della preghiera rituale), di predicare in arabo. Ciò fa si che a volte, anziché leggere i testi gli Imam si lascino andare a sermoni di propaganda pro Jihad. Questo è stato il caso di Adhan Bilal Bosnić, ritenuto un capo dei reclutatori dell’ISIS in Italia, e uno dei leader del movimento fondamentalista Wahhabita. Grazie a Dio espulso dal nostro Paese.
Perché agli Imam non si fa un esame come per insegnare religione alle superiori? Perché non si pone l’obbligo della lingua italiana per i sermoni? Chi lo direbbe che dalle tranquille e ridenti città del nord come Torino, Cremona, Milano, Brescia, Ravenna, Bologna, Padova, Roma, Napoli e perfino dalla Valcamonica, sono partiti giovani per rimpolpare le file degli assassini dell’ISIS?