Testo di Ramon Llull; edizione italiana a cura del dott. Diego Beltrutti di San Biagio, Principe di Seborga.
Dal Prologo:
In quel tempo, all’inizio del grande inverno, si dice che un grande re molto nobile e di buoni costumi avesse convocato una corte e per la grande fama, largamente diffusa, di questa corte un gentile scudiero, a cavallo del suo palafreno se ne andava tutto solo verso quella corte per essere addobbato come novello cavaliere. Per la stanchezza che aveva accumulato nel suo cavalcare, mentre era in groppa al suo destriero, si addormentò. A quell’ora il cavaliere, che faceva la sua penitenza nella foresta, era venuto alla fonte per contemplare Dio e meditare sulla vanità di questo mondo, come era sua abitudine fare giornalmente.
Mentre lo scudiero proseguiva da addormentato la sua cavalcata, il suo palafreno uscì dalla via, entrò nel bosco e andando qua e là giunse alla fontana dove il cavaliere stava in preghiera. Il cavaliere, quando vide venire lo scudiero smise di pregare e, adagiatosi sul prato all’ombra di un albero, cominciò a leggere un libro che aveva in grembo. Il palafreno giunto alla fonte cominciò a bere; lo scudiero, sentendo, mentre dormiva, che il suo palafreno non si muoveva, si svegliò e si vide davanti un cavaliere; questi era molto vecchio, aveva una gran barba, lunghi capelli e vesti lacere per la vecchiaia. A causa delle penitenze era magro ed emaciato e per le lacrime versate i suoi occhi erano infossati; il suo sguardo era quello di chi ha condotto una vita santa. ..
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