ALLOCUZIONE DEL MAESTRO GENERALE – 24 GIUGNO 2011

ALLOCUZIONE DEL MAESTRO GENERALE – 24 GIUGNO 2011

“C’è ancora posto, nella società odierna, per la Cavalleria?” . Allocuzione del Maestro Generale Cav. Diego Beltrutti di San Biagio

Carissimi Fratelli,

nove secoli sono strascorsi da quando Bernardo incoraggiava ed aiutava la nascita dell’Ordine del Tempio e circa sette da quando Papa Clemente V, con la promulgazione della celebre Bolla “Vox in excelso” avvenuta il 22 marzo 1312 lo sospese. Moltissimi eventi si sono succeduti in Europa da quella data.

Dopo tante, tantissime guerre, rivoluzioni, lotte politiche, imperi nati e morti, dopo la salita ed il crollo di importanti ideologie, odi e barbarie di ogni genere, dopo una serie lunghissima di guerre tra cui due guerre mondiali, ci si sta rendendo conto che la lotta armata non è la soluzione ideale né la più efficace per risolvere conflitti e scontri culturali.

La discussione, il dialogo, la comprensione di chi ci sta dinnanzi e la pensa in maniera differente sono la via che ha permesso, a quelli della mia generazione, di trascorrere praticamente tutta la vita senza conoscere direttamente i disastri della guerra, senza dovere imbracciare un fucile e dovere uccidere un coetaneo che la pensa diversamente.

E’ stata indubbiamente una fortuna per noi non doverci trovare in una situazione ove o si uccide o si è uccisi. Questa favorevole condizione temporale in cui ci è stato dato di vivere non va tuttavia sprecata.

Che cosa fare allora? Di chi e di che cosa abbiamo bisogno per lavorare per la pace? Abbiamo bisogno di uomini nuovi.

Chi ci aiuterà a trovarli e a forgiarli? Dobbiamo riferirci a nuove ideologie politiche? Non credo in tempi brevi.

Dobbiamo allora riferirci alla Chiesa? Può darsi. La chiesa, nella sua apparente staticità ed imperturbabilità, è sempre stata portatrice di grandi novità. Che ci sia, al suo interno, un grande fermento lo testimoniano le numerose e nuove associazioni, opere, organizzazioni, movimenti che affiancano le strutture ecclesiali più antiche e consolidate. E poi ci sono i tanti laici, cristiani nel profondo e nell’intimo, i quali sono in cammino verso nuove modalità di vivere il messaggio di Cristo.

Ecco allora che mi pongo la domanda: “il messaggio (oggi diremo la “mission”) della cavalleria templare, parlo di quello vero, autentico, cristiano cattolico, magistralmente espresso da Bernardo di Chiaravalle nel “De laude Novae Militiae ad Milites Templi”, può essere ridotto oggi ad un solo interesse storico?”

Ritengo che nella società occidentale, europea, a tradizione prevalente cristiana, non solo ci sia ancora un posto per la cavalleria, intesa come istituzione in grado di formare e plasmare uomini nuovi, combattivi, strenui difensori del bene, ma che ce ne sia assoluta necessità. Certamente su basi nuove rispetto a quelle storiche medioevali.

Vi è certamente la necessità di un nuovo umanesimo cioè di una condizione dove l’uomo recuperi la sua centralità ed il suo valore; l’uomo deve tornare al centro degli interessi della politica, dell’economia, della cultura, della società. L’uomo deve tornare a battersi al fine di rompere solitudini, silenzi ed ingiustizie, soprusi, per riaffermare principi etici e di solidarietà troppo spesso calpestati e dimenticati.

Meno esteriorità e più contenuti, meno apparire e più essere, meno fumo e più sostanza, dice il cavaliere. Meno piercing, meno tatuaggi, meno orecchini e più solidarietà, più speranza, più fede. La inviolabilità della vita, la sua tutela sempre, la protezione della dignità dell’uomo, l’attenzione rivolta ai soggetti fragili, un’opera moralizzatrice sul lavoro, nello svago, in famiglia, nei diversi ambiti della società, non sono che alcune esemplificazioni di una necessità prorompente ed inarrestabile.

Per questo dico: siate fieri ed orgogliosi, Cavalieri, di professare la fede in Cristo; non è cosa da vecchine o da bambini in età pre scolare. Personaggi illustri, virili, cavalieri senza paura, uomini tutto d’un pezzo lo hanno fatto prima di noi. Non abbiate paura a tutelare il vostro credo, non abbiate paure a professare la vostra fede. Alcuni sprovveduti potranno anche prendervi in giro, altri potranno anche odiarvi ma non abbiate paura. Non per nulla l’ignoranza e la stupidità stanno dilagando nella nostra società. La presenza di uomini di fede incrollabile, laici, individui guidati tuttavia da un forte credo cristiano, paladini della chiesa di Roma, soggetti capaci di essere caritatevoli ed umili, onesti ed obbedienti, capaci di lottare contro le ingiustizie e contro il peggio della modernità, non può che essere giudicata in termini positivi.

Giunti ormai nel terzo millennio, la cavalleria deve essere declinata in modo tale da tenere vivo e vitale l’impianto centrale definito da San Bernardo. Dobbiamo perciò rileggere e meditare sul “De Laude Novae Militiae ad Milites Templi”. Oggi ai nuovi cavalieri non chiediamo, in modo assoluto, di essere nobili di nascita; chiediamo piuttosto di essere nobili di cuore.

Non chiediamo, obbligatoriamente, il voto di castità. Non possiamo oggi permetterci di perdere tutte quelle brave persone che pur non essendo celibi o caste, in quanto coniugate, conducono una vita familiare esemplare. Chiederemo loro di ribadire senz’altro il voto di fedeltà a suo tempo fatto con il matrimonio nei confronti del proprio coniuge.

Circa la povertà noi abbiamo un atteggiamento diverso rispetto a quello originario. Mentre capiamo bene il senso profondo di questo voto che significa vivere a fianco degli ultimi e condividere con loro molte delle sofferenze patite da Cristo, riteniamo che l’Ordine oggi debba possedere una certa consistenza economica. Solo così sarà possibile operare azioni concrete a favore dei poveri, dei derelitti, dei bisognosi. L’educazione, la sanità, la formazioni sono tutte iniziative che richiedono un substrato economico. Per questo motivo nella nostra regola oggi noi non abbiamo il voto di povertà.

Il voto di obbedienza al Gran Maestro questo continua ad esistere, non certo di obbedienza alla persona fisica del Gran Maestro ma alla figura ed alla carica. L’obbedienza va intesa alle finalità dell’Ordine, prestare ascolto alla missione dell’Ordine e contribuire fattivamente alla realizzazione di questo progetto. Essere obbedienti significa quindi essere strumenti operativi del bene, attivi costruttori di pace, solidi testimoni dell’Agnello.

Un impegno solenne assunto dinnanzi alla comunità questo si, lo si deve continuare a chiedere. Siccome non tutti sono in grado allo stesso tempo di essere capaci di assumersi voti impegnativi, l’Ordine deve potere garantire ad ognuno di arrivare fino a dove il suo cuore e la sua ragione lo portano. Ecco allora cavalieri di Giustizia, di Obbedienza e di Grazia.

C’è necessità di costruire uomini nuovi, uomini in grado di lottare, di combattere e di vincere una guerra che va assolutamente condotta. Si tratta di una guerra volontaria, personale, silenziosa: la guerra contro le abitudini peggiori, verso i propri vizi, verso i propri egoismi, la superbia cioè verso quella parte di ognuno che spesso coincide con la parte peggiore. Senza questa vittoria la vita sociale, il rapporto con l’altro potrebbe diventare un domani estremamente difficile.

Troppe le intolleranze, le prevaricazioni, gli abusi; tante le disposizioni e le regole che nessuno rispetta. Non basta aumentare i controlli, occorre operare sull’uomo. Oggi si sa che le leggi rispettate sono quelle che il soggetto si impone di rispettare. Diversamente la risposta è sempre la stessa: “ma chi se ne frega!” Solo attraverso la costruzione di un uomo nuovo, riusciremo a costruire una società migliore, dove ci sia profondo rispetto per l’altro e non si resti indifferente alle sofferenze altrui. Non ci sono leggi o decreti o scorciatoie che possano fare ciò che solo l’impegno personale è in grado di produrre: un miglioramento della società attraverso un miglioramento del singolo.

Il cavaliere racchiude in se queste caratteristiche di uomo nuovo. Ai soggetti che bevono smodatamente, che usano droghe, che sono pieni di tatuaggi, di piercing, che giocano d’azzardo, che ritengono che la scuola sia una perdita di tempo, la religione una superstizione, che lavorare onestamente sia una cosa da scemi, che per guadagnare 1500 euro al mese è meglio non lavorare, che passano la giornata dinnanzi alla tv a vedere “telenovelas”, proviamo a contrapporre il modello cavalleresco, fatto di uomini forti nella fede ma al tempo stesso umili, obbedienti e rispettosi, dotati però di quello spirito combattivo che non lascia indifferenti dinnanzi ai problemi irrisolti.

Come si diceva, noi viviamo in Italia una lunga pace e speriamo che questa fantastica stagione continui. Tuttavia, la storia ce lo insegna, il rischio di un coinvolgimento in operazioni militari o di subire atti terroristici non può essere escluso.

Nel caso in cui dovesse esserci guerra vera, Dio non lo voglia, che sia almeno per un motivo valido. In questo caso non c’è da inventare nulla. Già Sant’Agostino, San Tommaso, San Bernardo, il Maestro Graziano, ed altri ancora fino ad arrivare a Papa Giovanni Paolo II e Benedetto XVI si sono espressi chiaramente sulle caratteristiche di una guerra “giusta” e noi ci troviamo concordi con questa visione etica.

La costituzione dell’organismo delle Nazioni Unite, la proclamazione dei Diritti dell’Uomo, le proclamazioni delle Costituzioni nazionali e più recentemente della Costituzione Europea sono tutti eventi che hanno mirato a risolvere le tensioni tra gli stati a livello diplomatico e non militarmente. La presenza e la diffusione della cavalleria in Europa anche in questo ambito potrebbe giocare un ruolo non secondario.

Fra Diego

2018-01-16T15:43:48+01:00 24 Giugno 2011|ARCHIVIO, DOCUMENTI, VARIE|